In Chicago's war against boring music, Fred Lonberg-Holm stands on the front lines [...] This is a man who's played with everyone. On Three Henries, "everyone" is narrowed down to Ben Vida and Liz Payne-- one-half of the sleepy post-rock/jazz group Town and Country-- and reedist and fellow-former-Luttenbacher Michael Corrigan. It's an interesting grouping; two artists from one of the quietest groups in town making music with two compatriots of Weasel Walter. Yet, it works; the musicians are well aware of their diverse musical lineage, and, like an interracial couple who make public their love despite the screams and objections of their inherently racist families, Pillow stands unafraid to flaunt them. It's this very willingness to experiment that leads me to maintain that Chicago is still a more alive and exciting place to make music than most. [...]
Rated 7.2/10, David M. Pecoraro, Pitchfork
Lesordio senza titolo uscito per BoxMedia nel 98, il secondo appuntamento col bellissimo Field On Water, pubblicato solo su LP per la minuscola Hereforeveralways lo scorso anno e adesso il volume terzo dellavventura isolata, silenziosa, unica e straordinaria dei Pillow di Ben Vida (chitarra e fisarmonica), Liz Payne (basso), Michael Colligan (fiati) e Fred Lonberg-Holm (violoncello). È ben difficile raccontare a parole questi suoni che mutuano linguaggi dal minimalismo come dal country blues e dal jazz, che si allungano e diradano per improvvisazioni ragionate, che restano evanescenti e fortissimi anche se a volte arrivano al limitare dellÕudito e richiedono attenzione massima per lasciarsi compenetrare. Registrato in un solo giorno - lo scorso 21 Gennaio - a Chicago, sede operativa di quattro musicisti altrimenti impegnati in più ensemble nonché situazioni spesso diversissime (Colligan per esempio è un ex Flying Luttenbachers...), Three Henries conferma pienamente le impressioni suscitate più volte dalle musiche nate per le loro mani. Che viaggiano allunisono come un unico Feldman ridotto in ceneri roots, come una AMM in mega jam assieme alla Deep Listening, come una risposta bianca e campagnola a quella Chicago free che seppe farsi avant dai primi Settanta. Le intuizioni del mutevolissimo e sorprendentemente raffinato Colligan, gli interventi puntuali della Payne, il violoncello costantemente fuori le righe dogni classicità di Lonberg-Holm, la chitarra scorticata e la fisarmonica evocativa di Vida formano un quadro chiaro di personalità in costante tensione emotiva, quasi che sintuisse lamoroso scontro di amici in quieta sollecitudine, in dialogo malizioso e intuitivo delle mosse ciscuno degli altri, a gara nel superarsi e rispondersi, contemporaneamente, con scariche sottilissime di pura emozione e sentimento.
Lunico limite che riesco a trovare a questalbum, volendo per forza cercare di limitarne la forza struggente quasi che fosse troppa e insopportabile, è lassenza di novità rispetto alluscita precedente; potremmo pensare, banalizzando, nessuna nuova, buona nuova. Meglio credere in una forma di bellezza cos perfetta e inattaccabile da lasciare interdetti, e che si ripete ogni volta in maniera identica semplicemente perché assoluta.
Rated 8/10, Stefano I. Bianchi, Blow up